Opi ed NMC: trova le differenze.

Gli infermieri italiani costituiscono un corpo professionale, che trova identificazione e riferimento nella Federazione degli Ordini Provinciali, la Fnopi.

Purtroppo, questa appartenenza viene considerata da molti “forzata”, costituendo più motivo di contestazioni che di apprezzamenti, soprattutto in occasione di vicende che toccano l’aspetto retributivo.

A partire dal rinnovo del contratto collettivo pubblico (che non rientra tra le competenze dell’Ordine), fino alla recentissima decisione di aumentare la quota di iscrizione in molte Province, con incrementi che hanno toccato punte di 25 euro, mi è capitato infatti di leggere sui social media sconsiderate dichiarazioni di colleghi che, sprezzanti di denunce e provvedimenti disciplinari, hanno insultato rappresentanti locali e nazionali.

Tralasciando ogni polemica sullo squallido tenore di certe esternazioni, credo sia utile operare qualche comparazione tra i compiti della Fnopi e quelli dell’organismo ad esso equivalente in UK, ovvero l’NMC, il Nurses and Midwifery Council, non solo per fornire una piccola guida a chi si appresta ad emigrare o lo ha fatto da poco, ma anche per chi ancora lavora in Italia.

La sede dell’NMC a Londra.

Il quadro tratteggiato renderà molto bene due concetti: in primo luogo, a fronte di un rapporto tassa di iscrizione/stipendio molto simili (un infermiere inglese con meno di 20 anni di esperienza guadagna mediamente circa 2.800 sterline lorde mensili – fonte: PayScale.com), gli Ordini italiani offrono servizi, verso i loro rappresentati, di cui i colleghi d’oltremanica non possono invece usufruire.

In più, la normativa inerente alla registrazione ed al rispetto degli standard di condotta viene palesemente applicata in UK in modo molto più rigoroso, a fronte di una scarsa severità, anzi della tipica, “elastica” modalità italiana nell’applicazione di sanzioni.

  1. L’NMC è un organismo centrale, privo di articolazioni territoriali come invece la Fnopi, che definisce gli standard di formazione, competenza ed aggiornamento degli infermieri e delle ostetriche (a differenza dell’Italia, in cui gli Ordini sono ora separati), dai programmi universitari fino ai CPD (Continuing Professional Development), l’equivalente dei corsi ECM in Italia. L’NMC non organizza però corsi ai fini CPD. Al contrario, molti Ordini provinciali italiani programmano giornate di formazione o corsi online, ma intervengono con un ruolo marginale nella definizione dei curricula universitari.
  2. L’NMC inglese non tutela gli infermieri, se non indirettamente. Protegge invece in primo luogo i cittadini, assicurando che chi svolge la professione infermieristica rispetti standard di competenza, come già precedentemente accennato, nonché di condotta (fitness to practice). Quindi contrasta l’abusivismo (comunque molto raro in UK) ed irroga sanzioni disciplinari nei confronti degli iscritti al Registro, esattamente come gli Ordini in Italia. Il Council inglese ha ricevuto, nel solo 2017/18, ben 4.800 deferimenti (circa lo 0.7% del totale degli iscritti al Registro) ed ha disposto, nell’ultimo biennio, la radiazione (struck off) per 600 infermieri (lo 0.08% – fonte: NMC), pubblicando nome del sanzionato e motivazioni della sanzione sul proprio sito online. Non mi risultano, a tal proposito, né statistiche, né dispositivi dei provvedimenti per i radiati da un Opi, salvo casi di cronaca eclatanti (come nel caso di Daniela Poggiali, che scattò selfie con i cadaveri dei propri pazienti). Sarebbe molto utile averne a disposizione, a proposito. D’altronde, si tratta di informazioni mirate a tutelare il pubblico e che per questo andrebbero diffuse, almeno online.
  3. Il pagamento della tassa annuale di iscrizione in Italia, usuale motivo di contestazioni, come evidenziato precedentemente, varia a seconda dell’Ordine provinciale ed oscilla mediamente tra i 60 ed i 90 euro. La morosità implica l’obbligo del versamento di interessi, ma il saldo può avvenire dopo mesi od anni. Nel frattempo, l’infermiere può continuare ad esercitare la professione. La tassa per l’iscrizione all’NMC è invece la stessa in tutto il Regno Unito e costa 120 pound all’anno, oltre 130 euro. Il mancato pagamento comporta la cancellazione automatica dal registro, il giorno seguente alla scadenza. Il nurse inglese inadempiente, pertanto, non potrà più svolgere la professione fino al completamento della reiscrizione (che di per sé costa 110£), rischiando il licenziamento immediato dal Trust per il quale lavora, a meno che non sia posto in administrative leave (una sorta di sospensione dall’incarico) o non venga temporaneamente “demansionato” ad healthcare assistant, con relativa riduzione dello stipendio.
  4. Proprio la quota di iscrizione agli Opi è solo una delle molte decisioni, di competenza dell’Ordine, che vengono decise a maggioranza dei membri riuniti in assemblea, così come i direttivi stessi vengono eletti dagli infermieri iscritti all’Ordine, nel corso di una competizione trasparente e democratica. Il board dell’NMC, costituito da 12 componenti, è invece nominato dal Privy Council, un organismo di consulenza, formato da parlamentari “seniors”, anziani: il Nursing and Midwifery Council non presenta quindi le stesse caratteristiche di democraticità della Fnopi. Per inciso, il Chief Executive – ovvero il presidente – dell’organismo inglese, non deve essere necessariamente un infermiere: l’attuale, per esempio, non lo è mai stato.
  5. Gli Opi italiani forniscono servizi gratuiti ai propri iscritti, quali appunto l’organizzazione di eventi ECM, ma anche account di posta elettronica certificata, consulenza legale e burocratica, fino ad arrivare, in alcuni casi, all’accesso a biblioteche o banche dati, soprattutto digitali. Senza dimenticare la recente convenzione, stipulata dalla Fnopi, che garantisce agli infermieri una convenzione per la stipula di una polizza assicurativa per la responsabilità professionale. L’NMC, invece, non offre nulla di tutto ciò. Al contrario, servizi come la richiesta di certificati si pagano, anche profumatamente (un certificato di good character, ovvero di buona condotta, costa ad esempio 35 sterline).
  6. A fronte di un ammontare minimo di crediti formativi ECM, che la normativa stabilisce debbano essere accumulati nel corso di un triennio, non sono ancora, ad oggi, state definite sanzioni per chi trasgredisce. L’NMC, invece, cancella immediatamente ed in automatico dal Registro tutti coloro i quali non abbiano completato, nel termine di tre anni, gli obblighi previsti dalla normativa sulla revalidation, introdotta nel 2016. Tali obblighi sono molto più ampi e stringenti dei semplici crediti ECM, perché prevedono, ad esempio, anche la stesura di alcuni temi (reflection) aventi ad oggetto eventi verificatisi nello svolgimento della propria attività professionale durante il triennio trascorso, nonché la raccolta di 5 feedback positivi.

In buona sostanza, come si può notare da questa succinta analisi, l’NMC non riveste un ruolo più importante, né ha attribuzioni molto più ampie rispetto a quelle di un Ordine italiano, ma soprattutto, benché venga considerato come un “professional body”, di fatto non è una rappresentanza degli infermieri, perché risponde a due scopi ben circoscritti: regolare l’accesso e la permanenza nella professione, anche attraverso il giudizio disciplinare.

Deriva presumibilmente da questa limitazione la ricerca, da parte degli infermieri presenti nel Regno Unito, di altri riferimenti associativi, ai fini dell’individuazione di una rappresentanza culturale della categoria: in primis i sindacati e, tra questi, l’RCN (Royal College of Nursing), il più grande sindacato infermieristico al mondo, con i suoi oltre 400.000 iscritti.

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