Non venite a vivere e a lavorare a Londra (se proprio non tollerate queste 8 cose). 

Mi è stato chiesto più volte, in questi anni, come si viva a Londra e quali siano i pro e i contro del risiedere nella capitale britannica. In un mio precedente articolo (“Lavorare a Londra come infermiere: mi conviene o meno?“) vi avevo esposto, più o meno, le numerose opportunità che questa città offre. Adesso, invece, vi presenterò tutto ciò che non va. Lo farò secondo il mio punto di vista, assolutamente opinabile, ma onesto. Vi racconterò quello che un giovane professionista della classe media, ad esempio un infermiere, deve imparare a tollerare ogni giorno, se è proprio intenzionato a vivere a Londra.

1.LE CASE.

Le case in affitto sono spesso in uno stato sconvolgente. Infissi fatiscenti. Pavimenti di legno sconnesso e scricchiolante, coperti da moquette macchiata o lercia. Infiltrazioni d’acqua. Muffa. Convivenza con inquilini zozzi e disordinati. Persino infestazioni di topi e cimici dei letti. Il tutto pagato a peso d’oro, con affitti che riempiono le tasche di padroni di casa (landlords) tirchi e menefreghisti. È la realtà abitativa di molti giovani che espatriano a Londra, non solo quelli senza un soldo e che si arrangiano a lavorare come lavapiatti per imparare l’inglese, ma anche di parecchi professionisti. Le accommodation, le residenze a prezzo calmierato per i dipendenti statali, scarseggiano sempre più, così come le case popolari (Council houses), sicché i prezzi sono lievitati nell’ultimo decennio e le liste d’attesa sono infinite. Alcuni costruttori hanno anche fatto i furbetti, acquistando terreni a prezzi ridicoli dall’NHS, con la promessa di farne case a prezzi contenuti per medici ed infermieri, per rivenderle invece alle esorbitanti cifre del mercato libero. Un bilocale nuovo, in estrema periferia, non si acquista quasi mai a cifre inferiori a 300.000 sterline. Complici la Brexit e la fuga dalla metropoli, i prezzi delle case in vendita sono in leggera flessione, mentre gli affitti continuano ad aumentare. È comunque possibile segnalare al Council i padroni di casa che si comportano male. Le sanzioni possono essere severe.


Trellick Tower a Londra.

2. LE PERSONE.

A Londra esistono quelle che chiamo “bolle del silenzio”: giardini, parchi, perfino boschi, dove non si incontra nessuno, per un po’ di tempo. In genere, però, le persone sono tante. Spesso troppe. Chiedetelo ai pendolari, i “commuters“, impacchettati come sardine sui treni o nella Tube, prima o dopo l’orario di ufficio. I passanti che incontri per strada a Londra, poi, hanno un difetto: te li ritrovi sempre davanti ai piedi. Forse imbambolati da auricolari e smartphone, camminano senza avere una direzione precisa. Provate a passeggiare in linea retta come il cantante dei The Verve nel video di “Bitter sweet symphony” (peraltro girato a Londra) e poi mi racconterete con quante persone avete cozzato e quante hanno minacciato di picchiarvi. O lo hanno fatto. 

La stazione della Tube a Canary Wharf. In questa foto non è neppure troppo affollata. Courtesy: Wikimedia Commons.

3. UBRIACHI, VAGABONDI E CRIMINALI.

Incontrerete le prime due categorie di soggetti praticamente ovunque. Gli homeless londinesi sono migliaia. Solo lo scorso anno, freddo e stenti ne hanno uccisi ben 726, quasi due al giorno. In generale, però, non sono molesti (ma immaginate quanti interventi dei servizi di emergenza per casi di overdose – molti barboni sono giovani tossicodipendenti). Stendiamo un velo pietoso sugli ubriachi. La microcriminalità (scippi, furti, rapine, aggressioni), è abbastanza diffusa, ma in linea con la media delle grandi città europee. Le guerre tra gang per il controllo dello spaccio di droga hanno però fatto schizzare il numero di omicidi nella capitale, quasi tutti per arma da taglio (compresi machete). Dall’inizio del 2019, il numero dei morti ha già superato il centinaio, conferendo alla capitale un allarmante primato europeo.

4. LA SPORCIZIA.

I Londinesi consumano enormi quantità di street e fast food. Lo fanno letteralmente ovunque, ad esempio sui mezzi di trasporto. Il problema non consiste solo nel fastidio di vedere e sentire il proprio vicino sull’autobus ruminare alimenti spesso puzzolenti. Il fatto è che cibi – e contenitori dei medesimi – vengono buttati un po’ dove capita. Non si può attribuire la colpa solo ad una diffusa maleducazione: a Londra i cestini della spazzatura sono pochi. Trovarne uno nelle stazioni ferroviarie, ad esempio, è un’impresa, perché l’Irish Republican Army, meglio noto come IRA, negli anni Settanta/Ottanta ci piazzava bombe. Molti furono quindi rimossi. Inoltre molti municipi (Councils) autorizzano ancora gli esercizi commerciali a lasciare sul marciapiede la spazzatura da ritirare. Se aggiungiamo che in ampie aree della capitale la raccolta differenziata è una roba misteriosa quanto i file della CIA sugli alieni, l’impressione, passeggiando di sera, è che di tratti di una città molto sporca. 

Normale spettacolo notturno della spazzatura lasciata su un marciapiede di Croydon.
Foto mia.

5. I TRASPORTI.

Il traffico della capitale britannica è meno congestionato di quello di metropoli come Roma o Napoli. Ma se decidete di guidare l’auto, il problema è tutto vostro. Intanto perché i controlli elettronici di velocità sono ovunque, con limiti anche di 20 miglia orarie (circa 35 km/h). Poi perché usare la macchina è controproducente: Londra è la città con la rete di trasporti pubblici più estesa d’Europa. Ci sono mezzi per tutti i gusti, dalla Tube, ai treni leggeri di superficie (la Docklands Light Railway), ai tram. Un quartiere è considerato isolato se vi passa un autobus ogni 10 minuti. Ma i mezzi si pagano, e anche cari. Una tratta in metropolitana costa 2.40 £, circa 3 euro, un giornaliero 12.70, solo per le zone centrali 1 e 2. La rete ferroviaria, oltre che costosissima, soffre di numerose cancellazioni e ritardi. Quando si sale, inoltre, si può avere la sgradita sorpresa di trovare una discarica abbandonata su sedili e tavolini (vedi punto precedente). Capita poi che gli autobus, se in ritardo, terminano la corsa molte fermate prima della destinazione: un espediente finalizzato al controllo del flusso dei mezzi che servono una tratta, ma che può irritare parecchio il viaggiatore forzato a scendere ed aspettare il bus successivo, magari di notte, o prima di recarsi in ufficio.

6. LE DISTANZE.

In un’ora si arriva tranquillamente da Milano a Torino, e viceversa. Un’ora è anche il tempo di commuting, cioè di viaggio, di moltissimi pendolari. Moltiplicate due ore al giorno per il numero di turni di lavoro in una settimana e vi renderete conto di quanto tempo i Londoners trascorrono sui mezzi pubblici (e quanto incide il commuting sul loro tempo libero). A causa dei prezzi assurdi delle case, molti giovani comprano o affittano casa nella Greater London, l’immensa rete di sobborghi della capitale, con tempi di percorrenza anche superiori alle due ore. Lo scorso anno, ben 340.000 persone sono state cancellate dai registri dei residenti nei vari municipi londinesi ed iscritte in quelli dei paesini del circondario. Un consiglio personale: programmate con largo anticipo le uscite con i vostri amici che vivono altrove. Organizzare incontri “last minute” è complicatissimo. 

7) I SUPERMERCATI.  

Una volta che avrete imparato a fare la spesa, i costi sono contenuti e comunque proporzionati allo stipendio. Non è questo il problema. Se però vi recate in un qualunque supermercato che non sia uno dei (pochi) iper della capitale, vi chiederete subito come diavolo vengano effettuati gli approvvigionamenti, ovvero come operi la “supply chain“. Intanto perché, al mattino ed in tarda serata, troverete diversi scaffali vuoti. Tranne quelli di junk food, che sono sempre riforniti. Non è quindi una buona idea fare la spesa nello store sotto casa, smontando dal turno di notte. Inoltre, nonostante la multiculturalità londinese, la varietà degli alimenti è ancora infinitamente inferiore a quella di un supermercato italiano. Anche se vi siete arresi al fatto che non troverete mai la pasta all’uovo di Campofilone od il prosciuttino di San Daniele non troppo stagionato, se non siete buoni cuochi – come me! – le idee per i vostri pasti possono scarseggiare. La vista degli scaffali mezzi vuoti di un Tesco o di un Sainsbury’s riflette meglio di ogni altra cosa la povertà della cucina britannica e l’isolamento geografico di questa isola nell’Oceano Atlantico, che produce poco e importa la maggior parte di quello che consuma. Ecco perché l’Unione Europea continua a ripetere che la Brexit danneggerà il popolo inglese più di ogni altro. In caso di no deal, le scorte di carta igienica durerebbero un giorno. UN. GIORNO. 

Una immagine (vera) degli scaffali privi di pane di un Sainsbury’s. Courtesy: Geography.org.uk.

8. LA MULTICULTURALITA’.

La capitale britannica è un vero melting pot, crocevia di tutte le culture e le lingue del mondo. E’ qualcosa che arricchisce enormemente: pensiamo, ad esempio, alla possibilità di sperimentare cucine esotiche, nei mille ristoranti tipici della capitale. Oppure andare in una dance hall, dove si esibiscono cantanti nigeriani. Alla lunga, però, la diversità di suoni, odori, stili, acconciature, musiche, può stancare. Ecco allora che finiamo per andarcene in una pizzeria italiana di Londra (ce ne sono di ottime, peraltro); oppure compriamo il biglietto per il concerto di Elio e le storie tese (ci sono stato davvero). Non è questione di essere “Itaglioti”: se si ama una persona, si vuole stare più tempo possibile con lei. Lo stesso vale per la nostra identità culturale, che va custodita, praticata e tramandata. Sempre. Altrimenti ci si riduce ad essere uno di quegli expat, che a priori “non vogliono frequentare altri italiani”. O ad avere figli con nome italiano, ma che non parlano una parola della nostra lingua. Che tristezza la perdita delle proprie radici. Meglio allora essere “Itaglioti”. Ma solo un po’.

In conclusione, vivere in una metropoli non è mai semplice. Alla ricchezza delle opportunità lavorative fanno da contrappeso le difficoltà che comporta la convivenza tra milioni di esseri umani, in uno spazio geografico più o meno ristretto. La decisione spetta ad ognuno di voi, in relazione alle vostre abitudini di vita ed agli obiettivi professionali che intendete perseguire. Una cosa è certa: a Londra si può godere di molte cose o provare immenso fastidio per mille altre. Ma non ci si annoia mai.

Luigi D’Onofrio

Italian Nurses Society

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